AUTORE: Anna Raimondi
RELATORE: Prof.ssa Paola Ronca, Alessandro Zichi
INTERNSHIP: Studio Feiffer & Raimondi
MASTER: “Bim Manager” a.a 2017/2018
Il BIM per gli edifici storici, ormai noto come HBIM, può essere utilizzato nei confronti del costruito storico, sia architettonico che archeologico, con l’obiettivo di implementare una banca dati in cui la modellazione 3D possa essere coniugata con la molteplicità di dati e informazioni necessari all’interno del processo caratteristico di un progetto di restauro. I casi studio sono rappresentati da un edificio di archeologia industriale a Murano (Ex vetreria Lag) e da una porzione del sito archeologico di Pompei (Regio V, Insula 7).
La sperimentazione appena descritta ha consentito di testare a scala architettonica, non senza difficoltà, quanto già sperimentato in precedenza attraverso i Sistemi Informativi Architettonici tridimensionali ovvero la possibilità di collegare topologicamente dati eterogenei ad un modello 3D rappresentativo di un edificio storico o di un sito archeologico. Nell’ambito della tutela del paesaggio così come per gli edifici, è nota la difficoltà di generare l’interoperabilità tra formati, riscontrata con i GIS 3D e con i software nati piuttosto per finalità differenti (nel caso del BIM la progettazione di organismi edilizi nuovi piuttosto che il recupero e la gestione del patrimonio costruito esistente). Pertanto, l’irregolarità tipica dei contesti territoriali archeologici o degli edifici storici è poco compatibile con l’automaticità delle funzioni del software e con l’impostazione orientata a quei caratteri di regolarità geometrica che caratterizzano l’architettura contemporanea e che rendono impossibile sfruttare appieno le potenzialità del software legate alla serialità, all’uguaglianza di proporzioni, alla ripetizione rendendo, nel caso di contesti storici, continuamente necessario il ricorso a procedure manuali (implementazione di famiglie ad hoc) che allungano i tempi della procedura. Anche per quanto riguarda l’analisi dello stato di conservazione come richiesto dalle soprintendenze e per la progettazione di interventi conservativi, vi sono difficoltà oggettive nel gestire le perimetrazioni e nel creare quegli automatismi non presenti nei programmi software più comuni.
Di contro il modello BIM, il rilievo con le nuvole di punti nelle forme dei suoi numerosi tipi di output, rendendo possibile l’integrazione tra modello 3D e banche dati esterne, si rivela uno strumento importante al fine di creare dei sistemi informativi 3D applicati anche all’ambito archeologico finalizzati alla tutela e al recupero.